La crisi dei mercati sarà pure globale, ma quanto a sport motoristici ha deciso di trovare un epicentro ben preciso: il Giappone. Due bombe i rinunci dell’Honda alla Formula uno e della Suzuki al rally. La contrazione delle vendita alla base delle drastiche decisioni. Il risparmio è la regola aurea a cui si stanno appellando i soci delle due grosse case automobilistiche nipponiche.
C’è da attendersi un contraccolpo per le altre scuderie al momento rimaste in gara? Dipende dalla sensibilità rivolta alla tematica del risparmio dai soci delle case. Centinaia di milioni di euro resteranno in Giappone e andranno, almeno nelle intenzioni dichiarate dagli amministratori delegati, a fare cassa. Si dirà: per tutelare i posti di lavoro? Non è all’apparenza indirizzato a questo fine il taglio netto alle corse. Basti pensare che l’Honda impiegava in Formula uno ben settecento professionisti. Andranno tutti a casa. Compresi i più famosi tra i dipendenti: Barrichello e Button.
Per ora le big (in particolare Ferrari e McLaren) in Formula uno non danno segni di cedimento. E c’è da scommettere che se il fenomeno di emoluzione ci sarà, sarà opera delle scuderie meno quotate. Non che il circo dei Gp possa andare avanti solo con Ferrari e McLaren… Le migliaia di appassionati di Formula uno e di rally seguono con apprensione l’evoluzione degli eventi. Forse a giusta ragione.
Mentre il motomondiale per ora non accusa il colpo. Dove vincono i giapponesi fanno finta di non vedere la crisi.
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Honda e Suzuki, le corse perdono il Giappone
17 dicembre 2008
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